Vi riporto il racconto “Sodio”, surreale e concitato, finalista al Premio Letterario ISOLAmenti 2017 organizzato dall’Associazione Kaleidos Natale Patti. Se invece volete leggere il godibilissimo “Il Torneo” andate all’altro post: https://wordpress.com/post/pietrocalandra.wordpress.com/260

SODIO

C’era una volta una famosa pubblicità dove l’atomo di sodio si ritrovava solo soletto in una bottiglia di acqua minerale. In cerca di qualche suo simile chiamava: “iuuu… c’è nessuno??”

Quella non era soltanto una semplice pubblicità, era l’incubo più ricorrente di Sodio. Anche quella notte quel terribile incubo: “iuuu… c’è nessuno??” chiamava e chiamava… “iuuu… c’è nessuno??”. Un’eco terribile che lo ossessionava mentre viaggiava lungo la bottiglia di acqua minerale, iposodica mannaggia a lei, senza trovare anima viva.

“Iuuu… c’è nessuno? …nessuno?” … “…nessuno?”

Si svegliò di soprassalto, sudato e con il batticuore e si riprese solo dopo vari sospiri. Tornò alla realtà quando si rese conto che tantissimi altri, tutt’intorno a lui, lo stavano tranquillizzando. Erano tutti atomi come lui, di sodio, numerosi e stretti insieme, in un impacchettamento, chiamato cubico a corpo centrato, tipico del sodio metallico. Sentendosi pertanto così stretto agli altri suoi compagni di reticolo, si rilassò al calore affettuoso dei primi vicini, in mezzo a quel pezzo di sodio conservato per benino nel petrolio dentro a un becker per tenerlo lontano dalla pericolosa umidità. Alla larga da qualunque pericolo.

E riprese a dormire.

Un altro giorno si svegliò invece di buonumore. Aveva fatto un bel sogno stavolta: una gran festa, con giochi pirotecnici e tanto rumore, ma tutto molto, molto divertente. Nel sogno lui si divertiva come un matto mentre volava assieme agli altri. Lo raccontò a quelli intorno a lui chiedendosi anche come si sarebbe potuto mai avverare qualcosa del genere, visto che nella realtà quegli atomi stavano stipati in una configurazione così strutturata e stabile che tutto sembrava fermo e immutabile.

Il fatto è che nessuno aveva desideri di evasione, perché quell’impacchettamento atomico così fitto trasmetteva una certa sicurezza e in esso tutti si sentivano al riparo da cambiamenti di vita potenzialmente pericolosi.

Ma presto tutto ciò iniziò a star stretto a Sodio. Si stava al sicuro lì, è vero, ma che palle a stare sempre stretti l’uno accanto all’altro e per di più con la puzza di alito del vicino sempre accanto! La solitudine che provava in quell’incubo ricorrente lo spaventava, ma quella situazione reale lo opprimeva.

Così iniziò a fantasticare sull’idea di scappare. L’alito dei vicini sembrava sempre più pesante e la puzza di sudore gli sembrò crescere col tempo. Che poi tutti i torti non è che ne avesse: questa puzza, mescolandosi con la puzza del petrolio che li conteneva, in effetti non doveva essere particolarmente gradevole.

La prima volta che pensò a una fuga si guardò intorno gettando occhiate a distanze lontane ma non vedeva altro che atomi stipati e impacchettati in un affollamento esteso e mostruoso dal quale non avrebbe saputo districarsi. E poi in quale direzione si trovava l’uscita? Ma poi, c’era davvero un’uscita?

La claustrofobia dovuta a quel denso impacchettamento cubico, gli ispirò la realizzazione di un film. Sarebbe stato un film horror in cui i protagonisti si sarebbero ritrovati all’interno di una stanza cubica comunicante con tante altre stanze, cubiche anch’esse, in un labirinto diabolico di stanze con trappole mortali.

“Vedi che questo film lo hanno già fatto!”, lo ammonirono gli amici coi quali aveva parlato dell’idea.

“Come… lo hanno già fatto?!”

“Sì… e hanno fatto pure la continuazione e finanche il prequel!

“E che cavolo!! Mi hanno anticipato!”

Peccato, sarebbe stato un bel film anche abbastanza autobiografico, visto che in quella reale situazione cubica si sentiva davvero in una trappola mortale. Sodio si sentiva sempre più stretto in quella realtà stretta e cubica. La realtà cubica gli stava stretta. Ma non trovava il modo di andare via. Si sentiva stretto in un vicolo, in Vicolo Stretto diciamo. Avrebbe comprato Vicolo Corto ma non era fortunato neanche a monopoli.

Isolato nelle sue ambizioni, un giorno gli venne un’idea: mostrò al resto della folla, ancora disposta a cubo, la pubblicità dell’acqua minerale, quella dove ci stava il sodio solo soletto. Lo spacciò per un filmato di estremisti fanatici che avevano preso in ostaggio il sodio per poi giustiziarlo. Utilizzò gli elettroni delocalizzati per divulgare il video per tutto il reticolo atomico che così si diffuse in men che non si dica. Per non far capire che era in realtà una semplice réclame aveva tagliato la parte finale dove si vedeva la marca dell’acqua minerale, ovviamente.

Iniziò così a fomentare gli animi per istigarli a una missione di salvataggio all’aperto, al di fuori da quel barattolo di petrolio che li conteneva. L’idea funzionò, così decisero tutti di salvare quel sodio solo. Per muoversi, i vari atomi dovevano spostarsi tutti contemporaneamente e nella stessa direzione, sincronizzati, visto che erano tutti legati tra di loro.

“Tutti a destra!” ordinava Sodio, e il pezzo di metallo si spostava a destra… “Ora tutti avanti!”, e il pezzo andava avanti. Non era un’operazione facile: far muovere in maniera sincronizzata milioni di miliardi di atomi richiedeva una certa abilità, ma la tattica funzionava. E così, mossa dopo mossa, gli atomi di sodio immersi nel petrolio uscirono in gruppo dal becker che li conteneva. Con movimenti sincroni percorsero il tavolo del laboratorio chimico e… “uno, due, tre …ora!” saltarono sul davanzale. Fecero un po’ di strada, aprirono la porta e uscirono dalla stanza. Percorsero il corridoio e videro una porta con la scritta ‘cucina’.

“Dev’essere qui dentro!” urlò Sodio che aveva le idee chiare su cosa avrebbe dovuto fare.

I suoi commilitoni si fidarono e si organizzarono per la manovra. Il pezzo di sodio, spinto dal salto sincronizzato di tutti i suoi milioni di miliardi di atomi, saltò zompando sulla maniglia che si piegò e la porta si aprì.

Entrarono.

Dopo una breve perlustrazione gli atomi adocchiarono un tappo di plastica bianca che chiudeva una bottiglia di plastica verde.

“È lì!!” indicò Sodio.

Saltarono sul tavolo, svitarono il tappo e si tuffarono dentro la bottiglia, ancora piena d’acqua, con l’idea di salvare il loro compagno.

Tre stanze accanto il medico stava prescrivendo alla sua paziente una dieta, iposodica ovviamente, quando un botto spaventoso proveniente dalla cucina lo fece saltare in aria. Sodio, che grazie alla reazione esplosiva con l’acqua ora volava libero lungo il corridoio, si godette la scena dall’alto salutando tutti i suoi ex compagni e il dottore che ancora tremava sbigottito.